Criptovalute sono passate da essere un fenomeno di nicchia a un asset finanziario riconosciuto, attirando l’attenzione dei regolatori fiscali di tutto il mondo. In Italia, fino a pochi anni fa, il trattamento fiscale delle cripto-attività era incerto e lasciato alle interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia, con l’introduzione della Legge di Bilancio 2023 e, più recentemente, con la Legge 207/2024, il panorama fiscale è stato ridefinito con norme più chiare e stringenti.
Conoscere la regolamentazione fiscale diventa quindi fondamentale per investitori, trader e semplici detentori di criptovalute, per evitare sanzioni e pianificare al meglio le proprie strategie di investimento.
L’evoluzione della regolamentazione: da un vuoto normativo alla recente tassazione
Fino al 2022, la fiscalità delle criptovalute in Italia era molto incerta, e non esisteva una normativa specifica per disciplinare il trattamento fiscale di questo nuovo tipo di asset. L’Agenzia delle Entrate si è trovata a dover fare interpretazioni in materia, ma non c’erano linee guida precise.
Nel 2022, con l’introduzione di un’imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze derivanti dalle criptovalute superiori ai 2.000 euro, la legge è finalmente entrata nel vivo. Questo passaggio ha segnato l’inizio di una regolamentazione più chiara, ma le novità più rilevanti sono arrivate con la Legge di Bilancio 2025, che ha reso ancora più precise le modalità di tassazione.
Tassazione criptovalute: cosa cambia con la nuova Legge di Bilancio
La Legge 207/2024 (Legge di Bilancio 2025), che è entrata in vigore il 1° gennaio 2025, prevede modifiche significative per la tassazione delle criptovalute. A partire da quest’anno, le plusvalenze, ossia i guadagni derivanti dalla vendita o scambio di criptovalute, saranno soggette a un’imposta sostitutiva del 26%. Ma le novità non si fermano qui: a partire dal 2026, l’aliquota sarà aumentata al 33%, e verrà eliminata la soglia di non imponibilità che esentava le plusvalenze inferiori ai 2.000 euro.
L’eliminazione della soglia di non imponibilità
Eccolo spiegati nel dettaglio. La soglia di non imponibilità di 2.000 euro, che fino al 2024 escludeva dalla tassazione le plusvalenze inferiori a tale importo, è stata abolita. Questo significa che tutte le plusvalenze, anche quelle di piccolo importo, dovranno essere dichiarate e saranno soggette a tassazione.
Ad esempio, se hai guadagnato 500 euro dalla vendita di criptovalute, dovrai comunque dichiarare il guadagno e pagarci sopra il 26% di imposta. In sostanza, anche i guadagni minori ora saranno tassati.
L’incremento dell’aliquota fiscale dal 26% al 33%
Dal 1° gennaio 2026, la tassazione delle plusvalenze derivanti dalle criptovalute aumenterà ancora e dal 26% arriverà al 33%. Il fisco che sembra, quindi, voler applicare un’imposta via via crescente sui guadagni da criptovalute. Investitori che hanno in portafoglio criptovalute da tempo potrebbero voler valutare strategie di vendita o ristrutturazione del proprio portafoglio prima che l’aliquota più alta entri in vigore.
La tassazione delle plusvalenze: quali operazioni sono soggette a imposta?
Le plusvalenze sono i guadagni che ottieni quando vendi criptovalute a un prezzo superiore a quello di acquisto. Queste plusvalenze sono soggette a imposta sostitutiva del 26% (nel 2025) o del 33% (dal 2026). Sono anche soggette a tassazione le operazioni di permuta o scambio di criptovalute, che possono essere considerate alla stessa stregua di una vendita.
Attenzione: le criptovalute non sono trattate come valuta legale in Italia. Pertanto, ogni volta che effettui una cessione o permuta, devi dichiarare la plusvalenza ottenuta, indipendentemente dalla modalità di scambio.
Obblighi dichiarativi per i detentori di criptovalute
Anche se non effettui operazioni di vendita, sei obbligato a dichiarare le criptovalute possedute nel modello Redditi PF. Le criptovalute devono essere indicate nel quadro dei redditi diversi, come previsto dalla Legge di Bilancio 2025. Se hai criptovalute in portafoglio e non hai realizzato plusvalenze, è comunque necessario fare una dichiarazione al fisco.
La nuova rivalutazione fiscale delle cripto-attività
Un altro aspetto significativo della Legge 207/2024 è la possibilità di rivalutare le cripto-attività ai fini fiscali. I contribuenti potranno optare per una rivalutazione del valore delle criptovalute possedute, applicando una tassazione del 18% sulle plusvalenze derivanti dalla rivalutazione.
Questa misura consente agli investitori di adeguare il valore delle proprie cripto-attività a quello di mercato al 1° gennaio 2025, creando una nuova opportunità per gestire al meglio il proprio portafoglio fiscale. Tuttavia, la rivalutazione è onerosa e prevede il pagamento dell’imposta sostitutiva entro novembre 2025.
Le principali novità della Legge 207/2024: uno schema sintetico
- Aumento dell’aliquota fiscale
- Fino al 2024, le plusvalenze derivanti dalla vendita di criptovalute erano tassate con un’imposta sostitutiva del 26%.
- Dal 2026, l’aliquota salirà al 33%, aumentando il carico fiscale per gli investitori.
- Eliminazione della soglia di esenzione
- Prima del 2025, le plusvalenze fino a 000 euro erano esenti da tassazione.
- Con la nuova normativa, anche i guadagni più piccoli saranno soggetti a imposta, rendendo necessario dichiarare qualsiasi transazione in cripto-attività.
- Obblighi dichiarativi più rigidi
- Gli investitori dovranno indicare le proprie cripto-attività nel quadro RW della dichiarazione dei redditi, anche in assenza di operazioni di vendita.
- Le sanzioni per omessa dichiarazione possono essere elevate e comportare problemi con l’Agenzia delle Entrate.
- Nuove regole per staking e interessi generati
- Gli interessi derivanti dallo staking, ovvero il processo di blocco di criptovalute per contribuire alla sicurezza della blockchain e ricevere ricompense, saranno tassati come redditi da capitale, con un’aliquota specifica.
- Rivalutazione onerosa
- Nel 2025, gli investitori potranno ricalcolare il valore fiscale delle proprie criptovalute al 1° gennaio 2025, pagando un’imposta sostitutiva del 18%.
- Questo strumento può ridurre il carico fiscale sulle future plusvalenze, ma comporta un pagamento anticipato delle imposte. La rivalutazione onerosa, quindi, è un meccanismo che permette di aggiornare il valore fiscale degli asset posseduti, con il vantaggio di diminuire l’imposizione su eventuali guadagni futuri.
Queste modifiche hanno lo scopo di:
- Aumentare le entrate fiscali, sfruttando la crescita del mercato cripto.
- Ridurre l’evasione fiscale, introducendo obblighi dichiarativi più stringenti.
- Uniformare la tassazione delle criptovalute a quella degli altri strumenti finanziari tradizionali.
La storia della fiscalità delle criptovalute in Italia: evoluzioni e cambiamenti
Nel 2022, l’Italia aveva introdotto la prima normativa fiscale sulle criptovalute, includendo un’imposta sostitutiva del 26% sulle plusvalenze superiori ai 2.000 euro. L’introduzione di questa norma aveva rappresentato un primo passo verso la regolamentazione di un mercato in rapida crescita.
Tuttavia, la legge aveva suscitato diverse preoccupazioni tra gli investitori, in particolare per la difficoltà di applicare correttamente la tassazione sulle criptovalute. La Legge di Bilancio 2025 ha finalmente fatto chiarezza, eliminando la soglia di non imponibilità e portando con sé un nuovo quadro fiscale che, sebbene transitorio, pone le basi per una regolamentazione stabile e più chiara.
Implicazioni per gli investitori: come cambiano le regole del gioco
Le modifiche alla fiscalità e tassazione delle criptovalute avranno un impatto diretto sugli investitori, in particolare su quelli che detengono criptovalute per finalità speculative. La rimozione della soglia di non imponibilità farà sì che anche le plusvalenze più basse siano tassate, e l’aumento dell’aliquota al 33% nel 2026 potrebbe influire sulle decisioni di investimento a lungo termine.
Gli investitori dovranno adattarsi a queste nuove regole, assicurandosi di mantenere una documentazione accurata delle transazioni per evitare errori nella dichiarazione dei redditi.
Come prepararsi: suggerimenti per gestire le criptovalute dal punto di vista fiscale
Per affrontare al meglio le nuove normative fiscali, gli investitori in criptovalute dovranno aggiornare le proprie pratiche contabili. Sarà fondamentale tenere traccia di tutte le transazioni, calcolare accuratamente le plusvalenze e rispettare le scadenze fiscali.
La consulenza fiscale sarà un alleato prezioso per evitare errori e ottimizzare la dichiarazione dei redditi derivanti dalle criptovalute. E’ possibile e auspicabile pensare che, nel medio periodo, commercialisti e consulenti si specializzino in questo neonato settore fiscale.
Monitoraggio cripto e automonitoraggio
Con l’introduzione di normative più stringenti, è diventato fondamentale per gli investitori monitorare costantemente le proprie operazioni in criptovalute. L’automonitoraggio consiste nell’uso di software e piattaforme che tracciano le transazioni in tempo reale, registrando ogni acquisto, vendita o scambio di criptovalute. In questo modo, l’investitore ha sempre sotto controllo le proprie plusvalenze e minusvalenze, facilitando la dichiarazione fiscale.
Se non hai dichiarato correttamente le tue criptovalute negli anni passati, è possibile fare una dichiarazione retroattiva per evitare sanzioni e per mettersi in regola con la normativa fiscale. La dichiarazione retroattiva consiste nel correggere le omissioni precedenti e nel dichiarare correttamente le plusvalenze non dichiarate.
Consigli per gli investitori
Per evitare sanzioni e ottimizzare la propria posizione fiscale, gli investitori devono tenere traccia accurata di tutte le operazioni. Consultare un esperto fiscale può essere una mossa intelligente per garantire la corretta dichiarazione.
Il ruolo di consulenti fiscali ed esperti di settore
Consultare un consulente fiscale esperto in criptovalute è un passaggio importante per comprendere appieno gli obblighi fiscali e ottimizzare la propria posizione.
Come approfondire il tema con il supporto di Crypt-on Academy
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